di Andrea Marziano (Responsabile Circolistica e Sviluppo associativo Arci Roma) e Filippo Sestito (Coordinatore Nazionale Arci Difesa del territorio, valorizzazione dei beni comuni, giustizia ambientale e stili di vita)

L’annunciata revoca di Paolo Berdini dall’incarico di assessore all’urbanistica di Roma Capitale ha prodotto nella nostra associazione profonde perplessità.
La domanda che ci poniamo è cosa potrebbe accadere dopo l’eventuale allontanamento dall’incarico di uno dei più stimati e autorevoli urbanisti italiani? Dopo aver mantenuto fede all’impegno preso in campagna elettorale contro i grandi eventi di dire no alle Olimpiadi di Roma 2024, la giunta Raggi sembra tentata dal si alla realizzazione del nuovo stadio di Tor di Valle.

Ed è in questo contesto che si inquadra la figura dell’assessore Berdini, che sin dal suo insediamento ha rappresentato una figura di garanzia, non sostituibile, per una parte importante dei cittadini romani, che hanno accordato fiducia alla possibilità di veder realizzato un nuovo modello di sviluppo urbano, in grado di mettere al centro la qualità della vita ed il benessere di chi vive questa città.

Perché, dunque, sostituire Berdini? per le sue improvvide dichiarazioni sulla sindaca Raggi o perché la crisi di contenuti e di credibilità dell’azione della giunta capitolina ha determinato un cambio di linea sui grandi eventi a cominciare dallo stadio della Roma?

Lo stadio di Tor di Valle, se realizzato, sarà una delle più grande speculazione fondiarie mai realizzate a Roma. Un milione di metri cubi di cemento in un’area difficilmente raggiungibile, pericolosamente vicina al Tevere e che solo per un minima parte riguarda lo stadio e le attività sportive annesse.

Roma ha bisogno di un modello di sviluppo urbano alternativo a quello attuale, essenziale per risollevare le sorti della città. Roma ha l’urgenza di: mettere la parola fine alle speculazioni edilizie e alla cementificazione del territorio, partendo proprio dallo stadio di Tor di Valle, non permettendo alcuna deroga al piano regolatore; concepire un nuovo e diverso piano regolatore, che ridefinisca Roma in termini di vivibilità, di verde pubblico, di qualità dell’aria per superare una condizione già da troppo tempo al di là del tollerabile;

restituire la giusta centralità al tema della vita nelle periferie, da troppi anni completamente lasciate a se stesse, dei veri e propri incubatori di disagio sociale ed emarginazione, sempre più isolate dal resto della città e troppo spesso teatro delle più brutte pagine di cronaca degli ultimi anni; una gestione ragionata dei processi di gentrificazione che oggi stanno trasformando, in assenza di qualunque gestione politica, il volto di interi quartieri, producendo veri e propri mostri senza identità: dai locali notturni allo spaccio di strada alla microcriminalità il comun denominatore è aver abdicato a qualsiasi forma di progettazione, permettendo che al profitto di divenire il solo aspetto determinante nello sviluppo della città; riconoscere il dovuto valore ai tanti diversi spazi ed esperienze sociali romane, luoghi che hanno reso questa città più vivibile, spesso supplendo, loro malgrado, alla colpevole assenza della pubblica amministrazione ed allo smantellamento dello stato sociale.

Chiediamo a Lei Sindaca Raggi una profonda e attenta riflessione sulla crisi che ha aperto Paolo Berdini, tralasciando la discutibile reazione mediatica che ne è seguita. Le frasi riportate dalla stampa – se ne faccia carico – sono le stesse che potrebbe udire spesso passeggiando per le strade della sua città, le opinioni espresse da Berdini sono opinioni comuni e purtroppo diffuse.

Auspichiamo, infine, che la crisi aperta da Paolo Berdini possa essere colta dalla sindaca Raggi come una motivazione ulteriore per superare e smentire le ragioni di quelle critiche: non si abdichi al compito di cambiare il volto di una città! Obiettivo che senza Paolo Berdini verrebbe notevolmente danneggiato se non reso addirittura impossibile.