La questione del Teatro Valle può essere una di quelle occasioni da non farsi sfuggire per tentare un’innovazione sostanziale dei rapporti tra e Cittadinanza Organizzata e Pubblica Amministrazione . Da una parte ci sono le ragioni di chi ha supplito per 3 anni alle inefficienze del Comune (in era Alemanno), sventato una speculazione su un bene storico-artistico di assoluto pregio e garantito alla città una programmazione culturale di alta qualità, contemporanea e accessibile a tutti, dall’altra c’ è il diritto di una Amministrazione di gestire un bene pubblico avendolo nelle proprie disponibilità e affidandolo tramite procedure democratiche e trasparenti.
Uno di quei casi in cui gli aut aut sono un gioco lost lost, in cui si perde, comunque vada, tutti.
In una metropoli contemporanea (ancor più in uno specifico complesso ma culturalmente ricco come Roma) la questione degli spazi di produzione e diffusione culturale, di socializzazione, di partecipazione è una materia difficile che ha bisogno di tutta la creatività sociale di cui si dispone, sia da parte dell’Amministrazione che della Cittadinanza Organizzata.
L’ Arci Roma auspica che si eviti una gestione burocratica della vicenda, ma ancor più che si degeneri nella falsa soluzione dello sgombero. Materie così importanti non possono essere lette ed affrontate con le lenti e gli strumenti della burocrazia e dell’ordine pubblico.
Per questo è necessario continuare a cercare soluzioni innovative, in grado di tenere insieme le esigenze di Roma Capitale e valorizzare l’esperienza degli occupanti arrivando ad una gestione pubblica e non burocratica.
Le proposte degli occupanti possono costituire una base interessante di discussione con la giunta del Sindaco Marino e del nuovo Assessore alla Cultura Giovanna Marinelli.
Questa vicenda si può affrontare positivamente soltanto mettendoci tutti in gioco e cercando di definire nuove modalità di relazione (partecipata, trasparente e organizzata) tra Pubblico e Privato Sociale, tra Amministrazione e Cittadinanza Organizzata.
” Un nuovo sentire comune, per un fine comune, per i beni comuni. “

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