Gli avvenimenti verificatisi in Egitto in questi giorni hanno visto la polizia protagonista degli arresti di almeno 90 persone in otto governatorati, tra cui quello del fondatore della Commissione Egiziana Diritti e Libertà, in quello che è apparso un tentativo di intimidire l’opinione pubblica e prevenire le manifestazioni del 25 aprile.

Tali repressioni non fanno che confermare quanto ribadito anche dal presidente dell’Arci Roma, Simona Sinopoli, durante l’incontro “Sulle orme di Giulio Regeni. Giovani, verità, giustizia”, organizzato dalla cooperativa Capodarco in occasione della giornata della Liberazione.

Come ricordato da Simona Sinopoli nel suo intervento, “Il 25 gennaio è stato il quinto anniversario della Rivoluzione egiziana durante la quale venne deposto il Presidente Mubarak per instaurare la democrazia e la giustizia sociale. Tuttavia, contravvenendo al principio stesso della democrazia, molti attivisti dei diritti umani egiziani vengono sempre più minacciati e perseguitati in processi politici o condannati a lunghi anni di prigione. Dunque è in atto un vero e proprio piano sistematico da parte del governo egiziano per perseguitare l’intero movimento indipendente per i diritti umani.”

Difatti si è ricorso a tutti gli strumenti legislativi a disposizione, appellandosi al Codice Penale, alle leggi anti-proteste e a quella contro i gruppi terroristi, al fine di opprimere la società civile.

Tant’è che la rete Euromed Rights, insieme a tutti i suoi aderenti e ad altre organizzazioni, ha lanciato una campagna internazionale per chiedere ai Ministeri degli Affari Esteri europei di fare pressioni sul Presidente Egiziano per ottenere il rilascio immediato di tutti gli attivisti per i diritti umani.

La petizione si può firmare a questo link:

Libertà per gli attivisti dei diritti umani in Egitto

Di seguito pubblichiamo l’appello delle organizzazioni egiziane.

Attivisti portati via dalle loro case, arresti di massa alla vigilia del 25 aprile.

I gruppi per i diritti umani chiedono il rilascio degli arrestati:

lo stato deve proteggere il diritto costituzionale alla protesta pacifica

 

Le organizzazioni sottoscritte condannano con forza la campagna che ha portato all’arresto di attivisti, avvocati e giornalisti negli ultimi giorni, e considerano la polizia e le forze militari pienamente responsabili della sicurezza dei manifestanti il 25 aprile, giorno delle manifestazioni programmate sotto lo slogan “L’Egitto non è in vendita”.

Negli ultimi quattro giorni, la polizia ha arrestato almeno 90 persone in otto governatorati, in quello che appare un tentativo di intimidire l’opinione pubblica e prevenire le manifestazioni il 25 aprile.

La polizia ha arrestato giovani nei caffè nel centro del Cairo, nelle stazioni della metropolitana, in checkpoint improvvisati e dalle loro case. Gli avvocati che stanno monitorando gli arresti si aspettano che il numero salga nelle prossime ore, vista la lunga lista di mandati di arresto che hanno visto sulle scrivanie delle procure.

Alle quattro di mattina del 25 aprile, la polizia ha arrestato Ahmad Abdallah, fondatore della Commissione Egiziana per i Diritti e le Libertà dalla sua casa nel Fifth Settlement e lo ha portato alla stazione di polizia di New Cairo. Il 21 aprile, primo giorno di raid, le forze di polizia hanno arrestato l’avvocato socialista Haitham Mohammedein dalla sua casa. Gli avvocati più tardi hanno saputo che la procura aveva emesso una lunga lista di mandati di arresto, inciso per l’avvocato dei diritti umani Malek Adly. La polizia ha anche perquisito le case di alcuni degli attivisti, come nel caso del giornalista Mahmoud al-Saqqa.

Il 24 aprile il Ministro degli Interni ha annunciato che “contrasterà con la maggiore determinazione e risoluzione ogni atto che potrebbe minare la sicurezza pubblica. Userà tutta la forza per fermare ogni tentativo di assaltare edifici vitali ed importanti, o di danneggiare sedi e mezzi della polizia”. Più tardi il presidente Sisi ha detto in un discorso “C’è chi cerca di colpire la sicurezza e la stabilità. E’ responsabilità della polizia civile e delle forze armate per combattere questi tentativi di mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini”.

Il 21 aprile, al-Shorouk ha riportato la notizia di un incontro alla presidenza nel quale il presidente Sisi avrebbe detto che non tollererà una ripetizione della manifestazione del 15 aprile (il “Venerdì della Terra” in riferimento alle due isole che l’Egitto ha recentemente riconosciuto come appartenenti alla Arabia Saudita). Subito dopo, la presidenza ha emesso una inusuale smentita di questa notizia ma più tardi nella serata la campagna di arresti di massa è cominciata nel centro del Cairo e poi ad Alessandria.

Le forze di polizia dell’attuale regime egiziano hanno severamente ridotto lo spazio pubblico in Egitto. Alle forze di sicurezza è stato dato il via libera per esercitare la forza in modo eccessivo, inclusa la possibilità di utilizzare munizioni letali contro i manifestanti.

Sia il Procuratore Generale che i giudici usano prolungati periodi di detenzione preventiva come misura punitiva, aggiungono false accuse ai dimostranti, e chiudono gli occhi di fronte alla tortura e alle uccisioni da parte delle forze di sicurezza. La magistrature ha emesso sentenze pesantissime contro i dissidenti politici.

La combinazione di tutti questi fattori ha portato alla morte di migliaia di cittadini senza nessuna assunzione di responsabilità da parte delle forze di sicurezza.

Le prigioni sono sempre più piene di migliaia di dissidenti, giornalisti, difensori dei diritti umani, e persone normali con nessuna affiliazione politica. Ciò ha reso assai rischioso prendere parte a qualunque azione politica pubblica, e può costare ai cittadini la vita o la libertà.

Le organizzazioni sottoscritte sono anche preoccupate dalla tendenza dei magistrati a inventare accuse in base alla legge antiterrorismo, alla legge sulle organizzazioni terroriste, alla legge sulle proteste e alla legge sulle assemblee, così come accuse vagamente definite sulla base del Codice Penale. Ciò conferma le paure che abbiamo precedentemente espresso: le leggi “eccezionali” sono usate per limitare la libertà di opinione e di espressione, le manifestazioni pacifiche e la libertà di associazione.

I magistrati hanno rilasciato un pugno di questi arrestati negli ultimi giorni, ma ha ordinato la detenzione per inchieste pendenti sulla base di false accuse che includono:

l’uso della forza per rovesciare il regime e cambiare la costituzione dello stato e il suo ordine repubblicano; l’incitazione ad assaltare le stazioni di polizia per scopi terroristici; l’uso della violenza e della minaccia per costringere il presidente a rinunciare ad azioni che sono nelle sue prerogative e a compiti costituzionali; l’appartenenza a gruppi terroristici con lo scopo di bloccare le leggi, impedire alle autorità di operare, e minacciare la pace sociale; la propaganda con parole o azioni agli obiettivi di questi gruppi, usando la forza e la violenza a scopo criminale; disturbo della pace sociale con scopi terroristici; promozione della realizzazione di atti terroristici con mezzi indiretti attraverso l’uso di internet; promozione attraverso internet di idee che rivendicano azioni terroristiche per colpire le autorità di sicurezza; incitazione ad assemblee finalizzate a mettere in pericolo la pubblica sicurezza e la pace nonché a danneggiare proprietà pubbliche per scopi terroristici; incitamento a manifestazioni con lo scopo di contravvenire all’ordine pubblico, turbando l’operatività di edifici pubblici, bloccando le strade e assaltando persone; disseminazione di notizie, informazioni e voci false per danneggiare il popolo e l’interesse pubblico.

Le organizzazioni sottoscritte hanno ripetutamente chiesto l’abrogazione della legge sulle proteste e fatto pressione sul Ministro degli Interni perché cessino le violazioni al diritto di assemblea e manifestazione pacifica. Chiedono inoltre alla procura di smettere di usare accuse false per perseguitare attivisti e dissidenti politici e di cessare di usare la detenzione preventiva come misura punitiva. Consideriamo lo stato responsabile della protezione della vita e della sicurezza dei manifestanti il 25 aprile.

Organizzazioni firmatarie

1 Cairo Institute for Human Rights Studies

2 The Egyptian Initiative for Personal Rights

3 Alhaqanya Foundation of Rights and freedoms

4 Arab Center for Independence of the Judiciary and the Legal Profession

5 Arab Network for Human Rights Information

6 Arab Penal Reform Organization

7 Association for Freedom of Thought and Expression

8 Egyptian Commission for rights and freedoms

9 El-Nadeem Centre for the rehabilitation of victims of violence and torture

10 Foundation Of The Victims Of Abduction And Forced Disappearance

11 Habi Center for Environmental Rights

12 Hesham Mobarak Law Center

13 National Community for Human Rights and Law

14 Nazra for Feminist Studies

15 Supporting the Justice Foundation

16 The Egyptian Center for Economic and Social Rights