Il ddl concorrenza, ovvero come privatizzare tutto – acqua, trasporti, sanità ecc… – alla faccia di un referendum che aveva deciso il contrario: ripubblicizzare tutto. Da che parte stanno gli eletti a Roma? [Vito Scalisi]

 

Il ddl concorrenza di fatto impone la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali senza eccezione alcuna. Non era mai successo in questi termini. E prevede una procedura farraginosa e punitiva per i comuni che intendessero mantenere in house i propri servizi: dovranno dimostrare anticipatamente e successivamente, periodicamente, il perché della scelta, sottoponendola al giudizio dell’Antitrust, oltre a prevedere sistemi di monitoraggio dei costi, mentre al privato gestore di servizi pubblici locali viene richiesta solo una relazione annuale. E si prevedono incentivi per favorire le aggregazioni sul modello delle grandi società multiservizi quotate in Borsa che diventeranno i soggetti monopolisti, con buona pace della concorrenza.

Tutto ciò senza che una sola delle privatizzazioni fin qui imposte abbia mantenuto le promesse di efficienza mentre ogni volta abbiamo subìto aumenti delle tariffe, investimenti insufficienti, diminuzione dell’occupazione, diminuzione della qualità del servizio e delle infrastrutture, mancanza di democrazia.

Il Governo Draghi e i partiti che lo sostengono dicono che “è l’Europa che ce lo chiede” per via della condizionalità imposta dalla UE (ma scritta da Draghi e Merkel) per accedere ai fondi del PNRR. In realtà è Draghi che ce lo chiede. Ricordiamo bene quel 5 Agosto 2011, poco più di un mese dopo i referendum su acqua e nucleare, quando l’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, insieme al Presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet, scrisse la famigerata lettera al Presidente del Consiglio Berlusconi in cui indicava come necessarie e ineludibili “privatizzazioni su larga scala” in particolare della “fornitura di servizi pubblici locali”.

Ma così è una pietra tombale su ruolo, competenze, bilanci dei Comuni che diventeranno gli esecutori dell’esproprio della ricchezza sociale, dunque sono in pericolo i diritti essenziali delle persone e delle comunità. Alla faccia di tutte le promesse postpandemiche sul rilancio della sanità pubblica e dei trasporti.

Mentre le reti di giuristi si stanno muovendo per sollevare eccezioni di anti-costituzionalità e scongiurare almeno gli articoli peggiori, il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica lancia una manifestazione a Napoli per il 20 novembre e la rete delle Città in Comune sottopone un ordine del giorno che i consigli comunali possono adottare. Perché il dl concorrenza è l’ennesimo schiaffo al referendum vinto sull’acqua e su tutti i servizi pubblici. Una misura che vanifica qualsiasi tentativo di usare la fase della ricostruzione post-pandemica per ricostruire welfare pubblico e partecipato. Arci Roma ha a cuore i beni comuni e i servizi pubblici e da sempre partecipa alle istanze per un nuovo welfare. Il mutualismo che ha visto i nostri circoli protagonisti durante la pandemia è un pezzo di quella rivendicazione. Un ruolo importante potranno giocarlo gli eletti a cui gran parte di questa città ha chiesto di voltare pagina. Da che parte si schiereranno?