Un giudice civile condanna Esc a pagare 300mila euro di arretrati al Comune. E’ il teorema della 140, una delibera da cancellare [Vito Scalisi*]

Il cinema Palazzo è lì — sbarrato — ormai da un anno mentre San Lorenzo, il quartiere di Roma con una densità abitativa otto volte più alta della media metropolitana, è costellato da cantieri per altre palazzine. Gentrificazione, si chiama. Nessuno, a Roma, ignora ormai il suono sinistro di questo neologismo. Intanto una decisione del giudice civile di Roma rischia di cancellare 17 anni di autonomia e autogestione. Stiamo parlando di Esc, al 159 di via dei Volsci, unico caso, per ora, tra tutte le associazioni e gli spazi sociali di Roma di condanna a pagare l’intero canone di locazione e in forma retroattiva: tra 220 e 300mila euro, tra arretrati e spese legali, una somma inarrivabile per qualsiasi esperienza di autogestione. Il giudice non ha ammesso testimoni e non s’è nemmeno preso la briga di esaminare il voluminoso fascicolo che avrebbe dimostrato la caratura delle attività culturali e mutualistiche che Esc promuove e ospita fin dall’inizio della sua esperienza, dodici anni fa in uno dei tanti immobili pubblici lasciati vuoti. Al giudice è sembrato interessante solo l’estratto di un singolo verbale dei vigili urbani secondo cui all’interno dello spazio si suonava musica e si somministravano bevande. «Un verbale che non abbiamo mai potuto vedere e che, tra l’altro, è stato contraddetto da almeno due atti analoghi dei vigili urbani, ma di contenuto opposto», si legge nel resoconto su Dinamo Press.

I compagni di Esc lo hanno chiamato “il teorema della delibera 140”, lo strumento normativo utilizzato per disconoscere le attività sociali e culturali svolte negli spazi del patrimonio indisponibile assegnati dal comune e il conseguente abbattimento del canone di locazione a un quinto del prezzo di mercato.

«Alla fine di febbraio 2020, per senso di cura collettiva, abbiamo sospeso molte di quelle attività, senza attendere che lo Stato dichiarasse il lockdown», ricorda un comunicato dell’atelier autogestito. Anche allora Esc ha svolto un ruolo importante nella raccolta e distribuzione di beni di prima necessità insieme ad attiviste/i di altri spazi sociali e associazioni, tra cui noi di Arci Roma.

A questo quadro vanno aggiunte la notizia della messa all’asta dello spazio in cui opera Communia e l’attacco all’unico campo da calcio di quel quartiere, quello dei Cavalieri di Colombo in cui si allena l’Atletico S.Lorenzo, esperienza di calcio popolare.

La tempesta perfetta contro gli spazi sociali è scaturita da una delibera, la 140/2015, firmata da Ignazio Marino e Luigi Nieri, che ha spinto il dipartimento patrimonio a sconfessare le assegnazioni a canone sociale che il comune di Roma aveva concesso a centinaia di realtà: una miriade di lettere minatorie hanno chiesto a moltissime associazioni la restituzione dell’immobile e il versamento al 100% di tutti gli affitti accumulati. La scintilla era stata innescata dalla procura della Corte dei conti nel tentativo di invischiare il tessuto associativo agli scandali di affittopoli. Un tessuto di energie politiche e sociali tramutato in un banale “danno erariale”. Questo “teorema”, ratificato dalla delibera, è caduto, come ricordano i compagni di Esc, «sotto una raffica di sentenze della stessa Corte dei conti che ha sconfessato la sua procura e stabilito che per nessun motivo gli immobili di patrimonio indisponibile, in quanto destinati a uso sociale e culturale, possono essere locati a canone di mercato. Pertanto quelle richieste di denaro erano — e sono — assurde».

Nonostante la lunga mobilitazione degli spazi sociali e delle reti dell’associazionismo, gli anni del raggismo sono passati senza che fosse possibile una soluzione politica (e con colpi di scena spettacolari come lo sgmbero del Cinema Palazzo) e ogni spazio è stato costretto a un percorso giudiziario in solitaria che sconta anche la discrezionalità dei giudici con effetti diversi per i singoli ricorsi.

Per questo, Arci Roma — solidale con i compagni di Esc e con ciascuna realtà che opera sotto la medesima spada di Damocle — si batte da sempre per la cancellazione di quella delibera. Anche nell’interlocuzione con i candidati, durante la campagna elettorale, abbiamo scritto nero su bianco — e in rete con moltissime realtà associative — che la precondizione diventa riconoscere gli errori del passato incominciando, ad esempio, con l’abolizione della delibera 140 e deliberare definitivamente che il valore della cultura e del mutualismo è pari a quello economico facilitando il riuso efficace degli spazi pubblici inutilizzati. Scriviamo questo nel giorno in cui verrà presentata alla città la nuova Giunta capitolina. La città ha chiesto discontintuinità.

*presidente Arci Roma