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Al Commissario Europeo per i Diritti Umani, Thomas Hammarberg, Al Ministro degli Affari Interni, Giuliano Amato, Al Ministro della Salute, Livia Turco, Al Ministro per le Politiche della Famiglia, Rosy Bindi, Al Ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, Al Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, Al Presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, Al Sindaco di Roma, Walter Veltroni, All’Assessore alle Politiche Sociali e Sanitarie, Rafaela Milano, Al Prefetto di Roma, Carlo Mosca, Al membro italiano del Comitato di Esperti su Rom e Viaggianti del Consiglio d’Europa, Claudio Marta.
Nei giorni 22 e 23 Gennaio si è svolta la Conferenza Europea sulle Popolazioni rrom e sinte organizzata dai Ministri dell’Intermo e della Solidarietà Sociale. L’iniziativa ha registrato un successo superiore alle attese in ragione della folta partecipazione di rrom e sinti di fronte a sindaci, governatori regionali, sottosegretari, ministri della repubblica, rappresentanti di istituzioni europee, ministri esteri. Si è trattato del primo incontro con respiro internazionale sul suolo italiano in cui ai rrom e sinti è stata offerta l’opportunità di prendere la parola ed esplicitare esigenze e attese rispetto a una situazione obiettiva che è una delle più degradate e emarginate d’Europa a causa della sistematica violazione di diritti primari e della negazione delle più elementari spettanze di cittadinanza sociale. I rrom hanno dimostrato in questa “solenne” occasione di sapersi autorappresentare dimostrando una forte volontà a proseguire nel processo di costituzione di propri organismi nazionali in grado d’interloquire con le autorità pubbliche.

Tuttavia questo evento positivo, che si spera non rimanga un bel gesto isolato ma preluda a un cambiamento di rotta, rimane in aperta e patente contraddizione con l’incapacità da parte delle istituzioni di offrire un riconoscimento giuridico a rrom stranieri in Italia da decenni, e pertanto di fatto appartenenti alla nostra comunità, cui non solo non è riconosciuto l’accesso alla cittadinanza ma è rifiutato anche il permesso di soggiorno. I rrom e i sinti italiani d’altra parte, alcuni dei quali (kalderasha e sinti giostrai) sono gli unici a praticare sia pure parzialmente il nomadismo, vengono sottoposti a pressioni e vessazioni di ogni tipo nonostante il riconoscimento legislativo del diritto al nomadismo (cfr. legge Corona sullo spettacolo viaggiante).

Le autorità presenti all’incontro hanno manifestato una apprezzabile convergenza nell’ammettere il ritardo dello Stato italiano nel predisporre adeguate politiche sociali e di partecipazione delle comunità rrom e sinte.

Il risultato complessivo e il clima instauratosi lasciava sperare che la questione dei rrom non si configurasse più come solo un mero problema di ordine pubblico e malintesa sicurezza, come è avvenuto durante il corso del 2007 con sgomberi indiscriminati sia di miserabili insediamenti informali sia di veri e propri campi attrezzati.

A meno di una settimana dalla conferenza, il 29 gennaio alle 7.00 del mattino si è presentato un massiccio numero di agenti di PS nel campo sosta di Saxa Rubra, dove era stata indirizzata dalle autorità comunali la comunità dei rrom kalderasha proveniente dall’area dell’ex Foro Boario in cui si era stabilita fin dal 1993. L’allontanamento forzato dall’area è avvenuto senza alcun preavviso e senza alcuna delle giustificazioni avanzate a fondamento degli sgomberi degli insediamenti dei rrom stranieri. I kalderasha sono tutti cittadini italiani per cui nei loro confronti non vale l’accusa di essere clandestini. Inoltre l’area era stata occupata non indebitamente in quanto suggerita dalla stessa amministrazione comunale. Anche l’eventuale accusa di degrado non avrebbe senso alcuno dal momento che i campi e le roulottes dei kalderasha sono universalmente conosciute per il lindore, la pulizia, l’ordine con cui sono amorevolmente curate. Inoltre non era possibile neppure avanzare il pretesto della crescita incontrollata dell’insediamento in quanto il numero delle roulottes si era nel tempo ridotto.

I rrom kalderasha quando si trovavano al Foro Boario erano perfettamente integrati non solo con gli abitanti del territorio, ma anche con i numerosi soggetti che nel tempo erano stati ospitati in quello spazio che è stato uno dei laboratori sociali più importanti d’Europa degli ultimi decenni. Il centro sociale “Villaggio globale”, la radio “Spazio Aperto”, l’associazione “Stalker-Osservatorio nomade”, l’associazione “Senza Confine” nella quale aveva militato Dino Frisullo, al quale hanno intitolato il piazzale, mostrando però di non tenere in alcun conto la sua testimonianza di solidarietà con migranti e rrom. Sin dal 2003 l’Assessorato alle politiche sociali (Franco Alvaro, Enrico Serpieri) aveva promesso di trovare un’area nella quale potessero essere adeguatamente ospitate le 40 famiglie nel caso di dover lasciare l’area per le trasformazioni in progetto che riguardavano anche l’università di Roma Tre. Il portavoce della comunità si era impegnato per lungo tempo a trovare aree adatte ed ogni volta a comunicarle al Comune, ma sempre senza successo. Nel frattempo l’impresa “Altra Economia” era riuscita a portare avanti lavori importanti nell’area del Mattatoio restringendo lo spazio occupato dalle roulotte. Tutto si era svolto senza alcun disagio per loro. Nel marzo 2007 s’ingiunse ai Kalderash di lasciare l’area con l’indicazione di trasferirsi nel parcheggio di Saxa Rubra dove già sostavano alcuni Kalderash. Per cercare di lenire lo sradicamento imposto l’Assessorato si era impegnato a dare contributi economici per il servizio scolastico, buoni benzina per le famiglie ed un contributo di 2.000 euro a famiglia una tantum (tutte promesse mai mantenute).

La stessa università di Roma Tre ancora una volta aveva contribuito a compiere un sopruso nei confronti dei rrom. Infatti già si era adoperata a far deportare a Castel Romano i Rom di Vicolo Savini, troppo prossimi ad alcuni edifici acquistati dall’Ateneo, lo stesso che tra i suoi master ne vanta uno sull’intercultura. In pieno anno scolastico i minori di vicolo Savini, inseriti nelle scuole da anni, furono sradicati fuori dal raccordo anulare e ricoverati in tende in attesa di realizzare container, il massimo a cui può aspirare un rrom. Lo stesso è dunque avvenuto per i bambini dei Kalderash, ma avevamo comunque accettato il trasferimento confidando nelle molte promesse che erano state fatte loro.

L’anno 2007 sarà ricordato come l’anno degli sgomberi forzati perpetrati nei confronti di miserabili insediamenti informali sui greti dei fiumi o anche ai danni di veri e propri campi attrezzati che l’incuria delle istituzioni aveva abbandonato in mano della devianza anche se praticata solo una parte delle persone dei campi. I rrom romeni, ultimo flusso consistente dall’Europa dell’est, sono state soprattutto le vittime di questi sgomberi, sostenuti da una campagna mediatica, senza precedenti per ampiezza, allarmismo ingiustificato e deformazione dei fatti, sulla sicurezza. Purtroppo le amministrazioni di sinistra sono state in molti casi le promotrici di questi pogrom indiscriminati contro lavavetri e mendicanti.

13 delle 40 famiglie non accettarono lo spostamento a Saxa Rubra e restarono accampate nei pressi del Foro Boario, dimostrandosi lungimiranti rispetto a quanti avevano creduto alle promesse comunali.

Gli sgomberati da Saxa Rubra (14 roulotte, 30 adulti, 10 tra neonati e bimbi nella primissima ionfanzia, 8 minori che lo choc dello sradicamento dalle scuole di Testaccio già li aveva portati ad un disagio pronunciato nelle nuove scuole, 6 anziani malati ed una disabile, un ricoverato in gravi condizioni al Policlinico Gemelli, sono stati costretti a trovare rifugio temporaneo presso il terreno di un privato che però ha preteso la promessa a non restare che per qualche giorno.

Tutto ciò viola i principi espressi chiaramente nelle stesse leggi regionali, nelle quali si riconosce il diritto al nomadismo, ma senza la precisa garanzia di aree di sosta e di transito di fatto s’impedisce la possibilità di ogni tradizionale attività economica come quella dei Kalderah o quella dei Sinti giostrai. Solo con aree di sosta non precarie è possibile conciliare nomadismo e diritti alla salute e allo studio.

Aldo Hudorovic, rrom Kalderash, vice presidente dell’associazione UNIRSI (Unione nazionale e internazionale Rom-Sinti in Italia)

Bruno Nicolini (Centro Studi Zingari)

Marco Brazzoduro (docente di “Politiche sociali”, Università di Roma “La Sapienza”)

Roberto De Angelis (docente di “Sociologia urbana”, Università di Roma “La Sapienza)