Un centro giovani costretto a “chiudersi” da una burocrazia incapace di assicurare la legalità necessaria ad operare [Vito Scalisi]

«Cari e care. Zalib chiude per un po’». L’annuncio corre sui social in un 8 dicembre romano che più uggioso non si può. Zalib è un Centro Giovani affidato all’omonima associazione in piena Trastevere. Ragazzi/e da 15 a 30 anni che s’erano, anzi sono ancora convinti di farcela, di riaprire la libreria in cui sono cresciute/i, in Via della Gatta, quando, ad ottobre 2017, dopo vent’anni di attività, Marco (Zalib, appunto, “mitico e burbero gestore”) sta per soccombere alla concorrenza dell’e-commerce e al peso degli affitti del centro storico. E’ una bella storia, la trovate sul loro sito, ma provo a riassumerla: quel giorno di ottobre Marco, il libraio, dà il triste annuncio e poco dopo, roba di ore, i “suoi” ragazzi – “I ragazzi di Via Gatta, si sono chiamati – si sono attivati con un crowdfunding, la campagna #SaveZalib e il rilancio delle attività in libreria grazie a 20.000 euro raccolti in meno di un mese e riuscendo ad attivare l’attenzione delle istituzioni (dal Municipio I Roma Centro alla Regione Lazio) e della stampa.

La trattativa con la proprietà non va bene e il 17 novembre il vecchio Zalib ha chiuso ma intanto quelli di Zalib erano entrati in rete con le altre realtà culturali romane e hanno continuato «a promuovere cultura fatta dai giovani per i giovani», libreria, lab culturale, masterclass, cinema, corsi di teatro, graphic design. Il Primo Municipio gli assegna il “Centro Giovani I Municipio” di via della Penitenza 35 in attesa di una casa definitiva in cui riaprire la libreria. La storia che restituisce una navigazione sul loro sito è un racconto allegro, impegnato che si interrompe bruscamente con le slide pubblicate sulla pagina fb in cui, «a malincuore» annunciano che per un po’ il portone colorato del Centro Giovani resterà sbarrato a seguito della «mancanza di alcuni documenti fondamentali per uno svolgimento delle attività culturali in piena legalità. I/le ragazzi/e ricordano di aver sempre chiesto di operare in conformità «con i valori dello spazio, con le sue regole e con le norme amministrative annesse». Di fronte a un estenuante temporeggiare, accompagnato da continue rassicurazioni, abbiamo deciso di non fermarci». Solo negli ulti 7 mesi, l’aula studio di Zalib è stata aperta per 210 giorni, con 200 eventi, 83 associazioni «amiche e ospiti» e 13mila nuovi iscritti. Ma gli interlocutori politici «non sono riusciti ad assicurarci la legalità necessaria allo svolgimento di tutte le attività».

Da qui la decisione di chiudere per non rischiare «ulteriori sanzioni» e per non continuare ad avallare un sistema incapace di tutelare giovani che lavorano per l’animazione culturale e sociale. L’altroieri sono stati convocati dalla nuova presidente del Primo, Lorenza Bonaccorsi e l’esito dell’incontro li fa «ben sperare in una soluzione fattiva e rapida degli impedimenti amministrativi».

Ci risiamo. Un progetto appena annunciato dopo pochi mesi costretto a sospendere le attività! Proprio non si vuole comprendere come funziona una associazione di promozione culturale! Non basta dare delle chiavi di uno spazio come spesso accaduto con concessioni raffazzonate e senza nessuna certificazione degli immobili, privi dei requisiti di sicurezza e messa a norma, senza riconoscerne il ruolo, il funzionamento delle attività, la necessità di specifiche professionalità, il ruolo centrale del lavoro che non può essere demandato solo al volontariato estemporaneo, le forme di autofinanziamento in mancanza di fondi pubblici e metterle al riparo da ogni forma di contestazione legislativa e da ogni accertamento.

Il Terzo settore è una cosa seria e va letto come tale anche quando si occupa di cultura. Organizzare incontri, concerti, performance, festival, mostre, rassegne cinematografiche, sale studio, laboratori non è un gioco. Ci vogliono competenze e professionalità specifiche, si prendono impegni e ci si espone economicamente. Le associazioni sono state chiuse e confinate in difesa delle loro attività, private della loro propensione ad operare dentro e fuori le mura di uno spazio fisico.

Per troppi anni abbiamo concordato la programmazione culturale di questa città con i vigili e la polizia amministrativa. Bene hanno fatto i ragazzi e le ragazze di Zalib a sospendere ogni attività. Come Arci Roma siamo a disposizione.