ARCI Roma, all’Angelo Mai, il 3 maggio, terrà il suo decimo congresso. Dedicato alla socialità metropolitana

Arci Roma va a congresso, il decimo della sua storia dalla rifondazione dell’Arci. Orgogliosi delle nostre radici e delle nostre ali: i circoli nella loro poliedrica capacità di leggere e agire una città come Roma. Già dalla bella grafica della nostra Carlotta Cacciante è possibile intuire le vite “acrobatiche” di donne, uomini e collettivi che formano il circuito romano dell’Arco. Proprio come gli operai protagonisti di una famosissima foto, sospesi al 69° piano di un grattacielo in costruzione all’epoca della Grande Depressione, anche noi operiamo in bilico su un tessuto sociale sconvolto dall’accavallarsi delle crisi — da ultimo quella pandemica e poi la guerra — per curare le ferite e immaginare una vita alternativa attraverso la cultura, l’arte, il mutuo soccorso.

Il nostro decimo congresso si terrà il 3 maggio con oltre cento delegati che si riuniranno negli spazi dell’Angelo Mai, in via delle Terme di Caracalla, assieme a una quarantina di invitati, espressione delle istituzioni capitoline e del Lazio, o di reti associative romane e nazionali. Sono attesi, tra gli altri, il sindaco Gualtieri, gli assessori Zevi, Gotor, Pratelli, Catarci, Funari, i portavoce del Forum del Terzo settore del Lazio, di Cgil, Anpi, Csv, Società della cura e anche i nostri compagni di strada: le espressioni del protagonismo giovanile, ambientalista, studentesco, degli autorganizzati dello spettacolo, degli spazi occupati e autogestiti, i rappresentanti della comunità palestinese e di Cuba. Concluderà i lavori il presidente nazionale, Daniele Lorenzi.

Con i suoi 80mila soci iscritti a più di 80 circoli, Arci Roma costituisce la più ampia base associativa a livello provinciale della storica associazione nazionale culturale e ricreativa. Una molteplicità di esperienze che dà vita a una circolistica capace di coinvolgere più generazioni di attivisti e attiviste in 5mila eventi l’anno e in progetti di cittadinanza consapevole (mutuo soccorso, sportelli gratuiti, accoglienza integrata, supporto scolastico, solidarietà internazionale) spesso in quartieri segnati dalle crisi e dalle disuguaglianze. La progettualità dei circoli non si è interrotta nemmeno nei momenti più difficili scanditi dalla crisi pandemica. Arci Roma, con i circoli e con il comitato provinciale, è protagonista di esperienze di rigenerazione urbana, accoglienza, mutualismo come il progetto Akkittate, dedicato ai senza dimora, o di prestigiosi festival come “Villa Ada, Roma incontra il mondo”, esperienza trentennale che si riverserà anche in nuovi contenitori per la musica dal vivo.

È proprio questo intreccio tra pratiche culturali e mutualistiche che ha mosso l’associazione a dedicare il suo congresso alla complessità della “socialità metropolitana” che sarà il fulcro della relazione del presidente uscente, Vito Scalisi, e poi del dibattito.

La stagione congressuale si sta dipanando mentre gli spazi della cultura, della musica dal vivo e i circoli giovanili stanno riaprendo dopo due anni di blocco. Una ripartenza segnata da vecchie e nuove emergenze, dall’attesa di una delibera sul patrimonio pubblico, oppure da polemiche sulla movida osservata con le lenti deformanti del decoro e della sicurezza. Temi che, secondo Arci, non sempre la città riesce ad affrontare con gli strumenti della partecipazione e con la bussola dei diritti di tutte e tutti alla fruizione degli spazi, della cultura, della socialità . Preceduto da un lavoro intenso di scrittura a più mani del documento politico, il congresso sarà un ulteriore passaggio per intervenire nelle dinamiche cittadine ma soprattutto vuole essere un momento fondamentale per il consolidamento della nostra rete, delle relazioni fra i circoli, fra i soci, dello scambio di pratiche e di conoscenze.