Arci Roma è in mobilitazione permanente di contro i piani di riarmo europei [Vito Scalisi]
Continua la mobilitazione permanente di Arci Roma contro i piani di riarmo europei. Sabato 21giugno torneremo in piazza nell’ambito della mobilitazione internazionale convocata in occasione dell’apertura del vertice Nato a L’Aja.
Lo faremo con i contenuti storici della nostra associazione e dei movimenti pacifisti, per il disarmo totale, lo faremo con quelli che il 15 Marzo hanno dato vita al corteo che partì da Piazza Barberini – contro ogni forma di esercito comune e per il rilancio dei corpi civili di pace – con la partecipazione di 10mila persone, e che ci hanno visti sfilare il 5 aprile alla grande mobilitazione contro il riarmo lanciata dal Movimento 5 Stelle.
Tre mesi dopo le preoccupazioni che avevamo voluto sollevare sono state tutte drammaticamente confermate. Le politiche guerrafondaie europee non accennano a mitigarsi, questa Europa che continua ad essere complice del genocidio del popolo Palestinese ora sta costruendo l’alibi per l’aggressione israeliana all’Iran. Gino Strada diceva: “Solo dei cervelli poco sviluppati nel terzo millennio possono pensare alla guerra come strumento accettabile per la risoluzione dei conflitti”. Questi cervelli oggi governano il mondo. I ritardi nelle mobilitazioni del popolo della Pace sono tanti e le responsabilità altrettanto ampie.
Il tempo è nuovamente scaduto. Le morti di civili e bambini inermi sono tornate all’ordine del giorno. L’allargamento dei conflitti è oramai irrefrenabile. Siamo tornati ai tempi delle Crociate. Con il vessillo della democrazia e con la giustificazione delle guerre umanitarie – che non esistono – foraggiamo l’oppressione dei popoli. L’Europa feroce e cruenta che ha versato fiumi di sangue versati nella storia dell’umanità, la responsabile di due conflitti mondiali, la grande colonizzatrice è tornata a mostrare il suo volto più cruento e spietato. Armiamo, uccidiamo, terrorizziamo.
La sinistra italiana di oggi non è esente da responsabilità a causa delle sue enormi contraddizioni. Troppi i tentennamenti, le ambiguità, le incertezze. Tantissime le spaccature, che non nascono oggi. Una sinistra annichilita, divisa, corrosa al suo interno dal sistema economico liberista che si è scoperta incapace di reagire. Sono lontane le mobilitazioni oceaniche per la pace come quella del 2003 che vide 3milioni di persone in corteo solo a Roma. Abbiamo visto com’è andata a finire in Iraq così come in Afganistan.
Avevamo ragione noi. L’Europa è rimasta la stessa di allora va nella stessa direzione di ventidue anni fa: “Non è questa l’Europa che vogliamo, – recitava la piattaforma di convocazione del 2003 – l’Europa sta nascendo dal basso, la nuova cittadinanza europea vuole una Costituzione che metta al primo articolo il ripudio della guerra. L’Europa che vogliamo non è la fortezza che respinge migranti e profughi: l’Europa, l’Italia devono accogliere i profughi che fuggono dalla guerra e attivarsi perché l’Unione europea promuova in tutti gli Stati l’accoglienza e garantisca il diritto di asilo. La democrazia non si esporta con le armi, la democrazia va costruita in Iraq attraverso l’autodeterminazione delle sue popolazioni, la loro partecipazione, il rispetto dei diritti umani e di quelli delle minoranze”.
Sabato 21 a Roma ci saranno due cortei contro il riarmo europeo. Una divisione che si sarebbe potuta evitare se si fosse lavorato nei tempi giusti per una ricomposizione. Le convergenze si costruiscono sulla condivisione dei percorsi e dei contenuti, di questo ne siamo convinti. Ma non esistono più sistemi di alleanze aprioristiche. Tutto è saltato. Il movimento pacifista si è frantumato. Bisogna ricostruire quello che non c’è più da troppo tempo.
E allora il 21 diventa una occasione per ripartire nella ricomposizione sui contenuti di quel fronte ampio che tuttз considerano auspicabile e che il 15 marzo del 2003 marciò insieme. I due cortei del 21 partiranno alle 14, rispettivamente da porta San Paolo e da Piazza Vittorio, il primo è quello convocato dalla piattaforma Stop ReArm Europe (promosso da Arci, Sbilanciamoci, Attac, Transfom Europe), l’altro è stato chiamato da Potere al Popolo, Usb e dai Movimenti per il diritto. Il primo si concluderà al Colosseo, l’altro ai Fori Imperiali.
Così lontani, così vicini.
Due piazze limitrofe che vogliamo guardare come l’inizio di un percorso di convergenza necessario, obbligatorio. I Circoli di Arci Roma, come ci hanno già comunicato, attraverseranno tutti e due i cortei per tenerli simbolicamente insieme Dopo il 21 ci sforzeremo per essere ancora ponti di dialogo politico di rilancio del movimento No War.
Intanto, ci auguriamo che entrambi i cortei siano partecipatissimi, colorati, e determinati a dire basta alle politiche di riarmo che sono funzionali alla guerra permanente, al genocidio e che verranno pagate da lavoratori e lavoratrici con colossali operazioni di macelleria sociale.
Oggi come nel 2003: “Vogliamo una società multiculturale. Vogliamo batterci per affrontare e risolvere i veri mali del mondo: fame, malattie, ignoranza, per il rispetto dei diritti umani, del diritto dei popoli all’uso delle risorse, per la giustizia tra i popoli. Non ci arrendiamo alla logica di guerra che pervade la società, alle tante guerre dimenticate che fanno milioni di morti, di profughi, di rifugiati in tutto il mondo. Per il rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione Per un’economia di giustizia, contro la guerra economica e sociale della globalizzazione neoliberista. Per il disarmo globale. Per il cessate il fuoco della guerra infinita. Mai più guerra! Per un altro mondo possibile!”.
*Vito Scalisi è il presidente di Arci Roma