2001-2008

A partire dalla manifestazione di Genova 2001 si afferma in Italia il “Movimento dei Movimenti” che sarà promotore di diverse iniziative che vedranno l’Arci tra i protagonisti; le priorità sono la lotta ad ogni guerra e per un’Europa più inclusiva. Le scelte del governo di centrodestra che esasperano la conflittualità sociale vedono l’associazione in prima linea col sindacato, con la rete dei girotondi, del mondo dell’associazionismo in diverse iniziative promosse per la difesa della legalità, del pluralismo, dei diritti civili dei contadini/e, dei migranti. Dall’oceanica manifestazione di Roma nel Marzo 2003 per la difesa dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori, fino all’appuntamento di Firenze per il Forum Sociale Europeo, Arci è tra i protagonisti di grandi mobilitazioni grazie alla determinante azione di Tom Benetollo, instancabile tessitore nella sua qualità di presidente nazionale, di contatti e larghi fronti di collaborazione. In seguito alla sua prematura scomparsa (nel Giugno del 2004) viene eletto in Congresso Straordinario Paolo Beni, Primo presidente Nazionale nella storia di Arci ad essere cresciuto dentro l’associazione prima da semplice socio, poi presidente di Circolo e fino a Responsabile di Comitato Territoriale. Le priorità che Beni ha indicato come obiettivi di lavoro sono la difesa del welfare, della legalità, della pace, della scuola pubblica, del sostegno alla libera aggregazione tra cittadini, contro l’attacco alla Costituzione e contro “Cattive Leggi” come quella sulla fecondazione assistita.. Nel 2006 l’Associazione partecipa attivamente al dibattito politico della sinistra sostenendo lo sforzo unitario che porterà alla nascita della coalizione dell’Unione per le elezioni del 2006 e contribuisce, con le proposte della campagna “Cambiare si Può”, alla costruzione di quello che sarà il programma del governo guidato da Romano Prodi. Nel Febbraio del 2006, a Cervia ben 500 delegati partecipano al Congresso Nazionale dell’Associazione, con centoquaranta congressi territoriali, oltre mille assemblee di circolo e circa 35.000 soci direttamente coinvolti nella discussione. L’associazione rilancia con forza il suo progetto e decide di eliminare ogni aggettivo dal suo nome per tornare a chiamarsi semplicemente Arci, come nel 1957. Il miglior segnale di vitalità per un’associazione antica e capace di grande modernità, che a cinquant’anni dalla fondazione conferma di essere una forza viva della società italiana, una risorsa per costruire un paese migliore.